Ultimi giorni di Expo 2015. Le immagini televisive mostrano un flusso di visitatori immenso: code infinite, ressa, gente, tanta gente, gente ovunque. A viverlo in diretta non fa poi così effetto quel mare di persone. L’identica sensazione che ho provato quando sono stata in Piazza San Pietro e poi ho rivisto lo stesso momento ripreso dall’alto in tv. Sarà la prospettiva a falsare la realtà? Poco importa. Lo dico solo perché i servizi giornalistici non sono per nulla invitanti e se avessi dovuto basarmi sulle sensazioni che mi avevano generato, non ci sarei andata, all’Expo. Invece l’ho fatto e mi è piaciuto. Ho acquistato un ingresso serale perché ero soprattutto attratta dallo spettacolo delle ventuno dell’albero della vita, che, da solo, vale il costo del biglietto. E’ emozionante e magico: colori che corrono, musica che arriva da ogni dove, giochi di luce ed acqua, da brivido. I padiglioni meritano un discorso a parte. Ne ho visitato qualcuno: avevo poche ore a disposizione e ho dovuto giocoforza evitare quelli inondati di folla. Proprio non ce la faccio a reggere le interminabili code in piedi. La mia schiena si ribella e va in allarme. Ovvio che quelli più agibili fossero – forse – i meno entusiasmanti. Ma qualche eccezione c’è stata, per fortuna. Ecco, non so se mi sarà possibile replicare la visita ma sono contenta di esserci stata, lo ammetto. Ho respirato l’atmosfera, guardato i colori, incrociato sguardi, ammirato architetture. Più che il cibo, forse sono stati proprio questi, i protagonisti del mio Expo.