Marina Sangiorgi, Un ricordo
“È morta, giovanissima, Marina Sangiorgi.
Pare necessario che uno scrittore muoia perché se ne comprenda e se ne soppesi davvero l’importanza. Anzi, forse il vero scrittore, che parla per tutti, anche e soprattutto per i posteri, è già morto in vita, già postero di se stesso, solidale con il punto di vista di chi lo leggerà, o potrebbe leggerlo, fra un secolo o un millennio. Il che può in parte raddolcire un poco il lutto e il vuoto della sua perdita, della fine, prematura o tardiva, della sua vicenda terrena, che è in fondo la parte più caduca, più esteriore, meno essenziale, della sua vicenda.
Nel mio personale caso, è stato necessario proprio il nero lampo di questa morte prematura e inattesa perché mi si rivelasse, d’un colpo, anzi perché io fossi indotto a riconoscere e a ripensare, rievocando vecchie letture sedimentatesi in un angolo della memoria, l’importanza dell’autrice.
Marina era ‒ anzi resta, e resterà ‒ una scrittrice elegantissima, di una levità assoluta, di un lirismo intimo, misurato, squisito, che sembra fatto di nulla, di “cose leggere e vaganti”, intriso di una leggerezza insostenibile, ed è invece intensissimo, essenziale, vissuto, calibratamente meditato e dosato…
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