Oggi ha ricevuto un invito: a settembre una sua cara amica si sposerà.  Più o meno sua coetanea,  si è decisa – si sono decisi – ad ufficializzare una relazione ormai decennale.  Niente figli, solo il desiderio di consacrare un progetto di vita collaudato e felice. Sarà la testimone della sposa e dovrà anche leggere una poesia. Richiesta, quest’ultima, che già le crea ansia, nonostante non sia riuscita a declinare gentilmente. Lea sa bene di avere la lacrima facile ai matrimoni, anche a quelli ai quali si trova a presenziare per caso, di passaggio. Si commuove, le tremano la voce e le mani, arrossisce in volto.  Parlare in pubblico non le ha mai creato problemi;  fin dai tempi delle assemblee scolastiche non si lasciava sfuggire la possibilità di intervenire e dire la sua. Poi ci sono state le occasioni professionali, durante riunioni e convegni. Pacata, serena, lucida, Lea riesce sempre a dominare le emozioni e anche  a sostenere con efficacia un contraddittorio acceso. Ma l’idea di dover leggere durante un matrimonio è un’altra cosa. Ha sempre evitato di farlo, solo che stavolta non può sottrarsi. La sua amica ci tiene moltissimo, lo considera alla stregua di un regalo di nozze e non vuole deluderla. Si eserciterà  e sosterrà la prova. E se ci saranno lacrime – tanto già lo sa che ci saranno – pazienza. La sua voce sarà tremula e inceppata ma sincera e amorevole:  come al solito, più del solito.

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