Lea, pragmatica e razionale, concreta e lucida, crede agli angeli. Da sempre: da quando, ancora bambina, si affidava al suo angelo con la preghiera serale e gli raccomandava la famiglia, la scuola, un dentino (era fondamentale che non facesse più male), l’amica del cuore. Poi è cresciuta e le preghiere serali sono diventate frettolose e sporadiche. Ma non ha smesso di credere di avere al fianco il suo, personale, angelo custode. Se lo immagina anche: lunga veste bianca, capelli biondi alle spalle in morbide onde, sorriso dolce. E, ovviamente, le ali. Nel suo immaginario, quando lo ringrazia o gli rivolge una richiesta d’aiuto, lo vede così. Non ci pensa spesso, logico. Tuttavia ci sono momenti della giornata durante i quali si accorge di non essere sola. E’ una sensazione lieve, passeggera. Stamattina, per esempio, guidava in centro e per poco non ha tamponato l’auto che la precedeva. Ha frenato di colpo, infuriandosi con se stessa per quell’attimo di distrazione che poteva procurarle un grosso guaio. In genere, alla guida, è attenta e concentrata; davvero non capisce come sia potuto succedere. Ma qualcosa o qualcuno era lì, accanto a lei, e le è stato d’aiuto. Ancora una volta. Da qualche parte ha letto che l’angelo che protegge i nati nel suo giorno dovrebbe chiamarsi Mehiel; chissà …

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