Ancor prima di riuscire a decidere se sia il caso di ricorrere al vaccino antinfluenzale – sarebbe la prima volta ma lo scorso anno il virus l’ha bloccata per settimane e urge un cambio di strategia– Lea si è beccata una costipazione galattica. Non un raffreddore standard, canonico, da passeggio, fastidioso ma non invalidante. Proprio un raffreddore gigante. Naso che cola, incudine sulla testa, occhi che lacrimano, debolezza. E la cosa che la infastidisce oltre misura è la “non voglia” di tutto che l’ha assalita. Non le va di mangiare, neppure di leggere, non se la sente di guardare la tv. Dalla poltrona fissa soffitto e pareti, la vista offuscata, le ossa doloranti. Non ci voleva proprio. I classici rimedi naturali – latte caldo, miele, suffumigi col bicarbonato – non hanno sortito effetti eclatanti. Il raffreddore deve seguire il suo corso. Rassegnata, Lea si è concessa un paio di giorni di pausa e… sonnellini a intervalli costanti. Dicono che riposare sia il rimedio sovrano. Oggi, nel pomeriggio, un’amica ha violato la sua solitudine e le ha fatto visita e compagnia, con un vassoio di dolcetti al cioccolato al seguito. Incurante del suo aspetto, della sua scarsa socialità e del pericolo di contagio. Magica amica, presenza rassicurante e provvidenziale: Lea, stasera, già si sente meglio.