L’assemblea condominiale è un appuntamento inevitabile.
Lea lo affronta con rassegnazione, come un evento cui non ci si può sottrarre, anche se non entusiasma granché. E’ un diritto, è un dovere. Potrebbe delegare un altro inquilino a intervenire in sua vece e in passato l’ha fatto spesso.
Stavolta però è necessario partecipare: dovranno essere assunte decisioni importanti circa la sostituzione della caldaia; la spesa sarà notevole e vuole essere ben informata.
Il pubblico è variegato. I presenzialisti assistono senza mai commentare o intervenire; votano, tacciono. I competenti formulano domande a raffica all’amministratore, interrogano, puntualizzano, sollevano eccezioni. I distratti chiacchierano tra loro – neppure a bassa voce – e sovente gli argomenti di conversazione esulano da quelli all’ordine del giorno.
Il coro di voci è altalenante, diventa concitato e poi si affievolisce, riprende piano e sale di tono sino a che qualcuno non zittisce e riporta la calma.
Lea appartiene ora all’una, ora all’altra categoria, ma si defila quando gli animi s’infiammano. Spesso si limita a osservare lo spettacolo. Non frequenta i vicini di casa, fatta eccezione per la sua dirimpettaia e per un paio d’inquilini con cui scambia qualche battuta, e l’assemblea condominiale è anche l’occasione per rivederli e incontrarli, per abbinare volti a nomi.
Si era ripromessa di approfondire qualche conoscenza, ma l’occasione non si è mai presentata. O meglio, non ci ha proprio più pensato. E mentre tutti se ne vanno in fretta, sorride e saluta soltanto, come sempre…

Share This
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: