Ipocondriaca non lo era mai stata. Una caratteristica che non le apparteneva proprio. Anzi.
Da sempre Lea ha un’avversione profonda per i medicinali: non ne assume se non costretta da malanni seri. Rifugge anche le cure alternative, gli integratori, le erbe. È invece fanatica nella cura dell’alimentazione. Mangia, con moderazione, di tutto un po’ senza seguire diete particolari, ma pone estrema attenzione alla qualità degli alimenti.
Per il buon cibo non bada a spese. Acquista frutta e verdura direttamente da un coltivatore bio abbastanza vicino a casa e non consuma cibi pronti né dolci confezionati. Mangia poca carne.
In questo ultimo anno di limitata attività sociale ha avuto più tempo da dedicare alla cucina, anche se non è mai stata una cuoca provetta o appassionata. Il fatto poi di vivere sola non la stimola molto. Ma tant’è: oggi passati di verdura, vellutate, legumi cotti al vapore e insaporiti in modo originale, sono diventati un must, come torte e biscotti con grassi sani e pochi zuccheri.
C’è un però. La tangibile presenza della malattia vicino, attorno a lei, ha scatenato un’ansia quasi fobica.
Così si ritrova ad interpretare ogni lieve malessere come un’avvisaglia di un problema di salute serio, importante. E non va bene.
Fortuna che la concretezza e la razionalità che la contraddistinguono hanno la meglio e tengono a bada i preoccupanti voli pindarici della sua mente.
Certo l’evoluzione della situazione epidemica non aiuta a tranquillizzarla. Si deve sforzare, distrarre; deve occuparsi di altro.
Impastare, infornare, impiattare si rivelano un diversivo efficace. E allora che dolce sia!
Questa mattina ha preparato un mini plumcake con ricotta e mirtilli, ideale per una merenda sfiziosa e per la colazione di domani e il profumo del dolce ha invaso piacevolmente la casa.
È arrivato anche il sole: la sua dose quotidiana di ottimismo è assicurata!

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