Oggi mi va di riproporre un ricordo.
L’Atelier delle Arti 2023 si è appena concluso, ma per svariati motivi non ho potuto partecipare. Si sarebbe trattato, per me, del nono appuntamento…
Peccato!
Inevitabile ripensare alle precedenti edizioni, agli artisti incontrati nel corso degli anni, agli amici conosciuti, ripercorrere col pensiero i luoghi che ci hanno ospitato, ripescare parole, momenti.
Sono molto legata, ad esempio, all’Atelier del 2015. Si era tenuto a Muccia, nelle Marche; ci ospitava, affacciato sui monti Sibillini, l’Eremo Beato Rizerio una stupenda struttura completamente ristrutturata, a 730 metri di altitudine.
Ecco una sorta di breve diario scritto in quei giorni.
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Primo giorno
Come dice bene Valerio, l’Atelier comincia dal viaggio. Rocambolesco e avventuroso, per certi versi. Ma il viaggio è scoperta, ricerca, incontro. E anche l’Atelier è tutto questo.
L’eremo che ci ospita è silenzioso e massiccio. Le camere sono calde, pazienza. È sera, il profumo di citronella ci accompagna verso la grotta: ci accolgono piccoli lumi e Poesia. Gli alberi si muovono nel buio, quasi musica ad accompagnare la lettura. L’atmosfera è surreale ma intensa. Sto bene: oggi comincia l ‘Atelier.
Secondo giorno
Verde, silenzio, vuoto colmo che abbraccia, accoglie, protegge. Lo spazio dei monti Sibillini di fronte a noi. Natura e poesia oggi rinnovano la loro promessa. I ragazzi e le loro voci giovani, educate, appassionate: le tele di Lara, i progetti di Alessia. “Sì perdono nell’aria anche i dolori” (Cit.) .
Nel pomeriggio il cielo si è colorato di azzurro: non ci sono nuvole.
Astrologia e astronomia, alleate fra loro, lo colmano di significati e simboli. A sera, guidati dalla luna, c’incamminiamo verso l’alto per scoprire stelle e costellazioni. Il tempo è immobile. Salutiamo la notte con voci che cantano.
Terzo giorno
Laboratorio: leggiamo versi, racconti, parole. Offriamo un po’ di noi a chi ci ascolta con affettuosa attenzione e ci regala commenti e consigli. E’ un momento ricco, proprio come il pranzo, ben cucinato e abbondante. Nel pomeriggio, il castello di Lanciano ci stupisce con i suoi dipinti, gli arredi, le storie. Due soldati del tempo improvvisano per noi un combattimento di spade. Un temporale improvviso ci rinfresca, ma solo per qualche minuto.
Quarto giorno
“L’arte della felicità”: può accadere che assenze si colmino di essenza. Il tema metaforico del viaggio si ripropone. Chiacchieriamo col regista (del film d’animazione) che ci racconta aneddoti gustosi. Anche il cibo qua è sempre saporito. La natura intorno a noi è spettacolo.
Poi, musica e immagini in un succedersi di contaminazioni, suggestioni, seduzioni. A sera, la luna prima si nasconde – ma sappiamo che è piena – poi si svela. Le rinnoviamo il Canto di Leopardi, gli occhi puntati verso l’alto.
Quinto giorno
Gli incontri con gli artisti e la loro arte si succedono. Le ore sono colme. Durante le pause conversiamo con loro: si offrono senza reticenze e, credo, senza filtri. Si raccontano volentieri e noi assorbiamo. Poi Alessandro e la sua chitarra ci fanno cantare. Sembra di spiccare il volo. Mi sento leggera e appagata.
Nel pomeriggio, conosciamo Camerino e il suo respiro medioevale. Camminiamo nel borgo: vie, vicoli, palazzi, teatri, immagini d’altri tempi. Respiriamo un’aria ventosa e densa. Il cielo è scuro e magnifico.
A sera, chiudiamo l’Atelier leggendo tra le note di un violino e di un’arpa. Lo spettacolo musicale offre spazio alle nostre poesie e alle nostre voci. Sotto la luce dei riflettori leggo anch’io una mia poesia: sono emozionata e orgogliosa, di me e di tutti.
Sesto giorno.
Tempo di partenze, commiati, abbracci. Tempo di riflessioni, spunti, pareri. Anche quest’anno ho incontrato arte e persone. Anche quest’anno torno a casa gratificata e ricca. E – come dice una dolce fanciulla – con l’anima più leggera.