Quand’ero piccola, prima di addormentarmi, mi concentravo su qualcosa di piacevole, convinta che quei pensieri mi avrebbero accompagnato nel sonno, regalandomi sogni positivi e felici.
In genere pensavo ad attività o a progetti: arredare una casa, programmare un viaggio, partecipare a una festa. Chiudevo gli occhi e lanciavo la fantasia al galoppo.
Compravo mobili e li sistemavo nel nuovo alloggio che era sempre luminoso e immenso; oppure preparavo valigie di indumenti e accessori per affrontare la vacanza o ancora sceglievo abiti, acconciature e scarpe che mi avrebbero permesso di essere la più ammirata fra tutte.
Non ricordo se poi, nel sogno, le avventure avessero un seguito: so però – me lo ricordo bene – che il risveglio era piacevole e sereno. Non solo, ricordo perfettamente quanto fossi felice la sera di infilarmi sotto le coperte e di avere un poco di tempo solo per me e per la mia fantasia.
E sera dopo sera mi riproponevo gli stessi scenari, modificandoli un poco, migliorandoli.
Quest’abitudine mi è rimasta finché ho abitato nella mia casa di ragazza e dormito nella mia cameretta. Me ne sono ricordata a distanza di anni – tanti anni – quando una sera, che faticavo a prendere sonno, ho provato a rinnovare quel gioco innocente e gratificante.
E ha funzionato e ancora funziona. Non passano gli anni per le corse della fantasia: la mia, lo ammetto, è ancora una ragazzina.

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