“Ti confesso un segreto, non lo dire a nessuno, mi raccomando”. Quante volte abbiamo sentito questa frase? E quante volte ci è capitato di raccogliere una confidenza che percepiamo essere delicata e riservata o ancora di venire a conoscenza di fatti che – sappiamo – non devono trapelare? Succede.
Quel che accade dopo dipende dal nostro carattere e dalla nostra riservatezza.
C’è chi dimentica in fretta, chi rimuove.
C’è anche chi, immediatamente dopo la confidenza, avvia un tam tam pericoloso e inarrestabile: sono le persone migliori alle quali confidare un finto segreto o una notizia che vogliamo sia diffusa in fretta. Giochi sottili, ma nemmeno troppo.
Però una cosa ho imparato e constatato. In genere, chi diventa custode di una notizia, di un segreto, per quanto riservato e serio possa essere, la confida ad almeno una persona. Una soltanto. La mamma? La migliore amica? Il compagno? Dipende. Ma ad almeno una persona – magari un estraneo fidato che non conosca le parti coinvolte – il segreto passa.
Quando condividiamo, incrociamo le dita e speriamo nella riservatezza non solo del nostro confidente, ma anche di questa ulteriore persona. Il fatto è che la regola va estesa anche a quest’ultima e così via.
Possiamo essere tranquilli solo nel caso in cui la notizia, nel suo diffondersi, non susciti interesse alcuno e venga definitivamente archiviata.
Conclusione? Spesso, molto spesso, i segreti segreti non esistono.