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Il compleanno è inesorabile: arriva qualsiasi tempo faccia, qualunque sia il tuo stato d’animo o gli impegni che costellano le tue giornate. Non chiede il permesso, non si scusa; arriva e basta. Ieri, 9 giugno, è scoccato il mio. Un compleanno speciale, a cifra tonda; un compleanno atteso e temuto perché amo festeggiare la ricorrenza ma non gli anni compiuti. Una debolezza, una fragilità. Non è stata una giornata clamorosa, di quelle che ti sconvolgono. E’ stato un giorno normale. Però. Ho ricevuto fiori e doni tecnologici, perché la mia famiglia sa che adoro la tecnologia. Ho ricevuto telefonate e abbracci e oltre duecento messaggi sui social, che mi hanno intenerito e commosso. Perché se è vero che la rete ricorda e segnala le date, è altrettanto vero che occorrono tempo e volontà per inviare auguri, per formulare una frase carina, per dedicare un’immagine o un pensiero. I miei figli mi hanno detto e scritto parole speciali. Sono uscita con mio marito: colazione e  pranzo veloce ma in un locale carino; commissioni, le solite. Stavo bene, c’era il sole, faceva caldo ma non troppo. Tutto è stato normale. Straordinariamente, serenamente, normale. A sera, una torta con la candelina di rito e un brindisi. Prima di dormire, dopo un film e qualche pagina di libro, ho ringraziato il Cielo. Di tutto.

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