Lea non è quel che si dice un’ottima cuoca. Ha sempre cucinato per necessità, sia pure mettendo impegno e cura nei piatti da preparare, fossero una banale spaghettata pomodoro e basilico o un più complesso brasato al vino rosso. Quando i ragazzi abitavano ancora con lei – prima che scuola e lavoro li rapissero, destinazione mete lontane – si cimentava con più energia in cucina, spinta non solo dal senso del dovere e dalle sacrosante richieste della figliolanza, ma anche dal piacere di condividere cene e pranzi in compagnia. Poi ha di molto limitato, purtroppo, il tempo ai fornelli. Questa domenica però, un’inattesa carenza di zuccheri e l’invito di un’amica ad un informale appuntamento “tè e chiacchiere”, l’ha spinta a cucinare un dolce nella preparazione del quale non si era mai cimentata. Errore, fra l’altro: quando si è ospiti, si dovrebbe portare con sé un piatto collaudato che non nasconda trabocchetti e il rischio di una figuraccia. Ma tant’è. Dal forno, magicamente, è uscito un perfetto strudel di mele (frutta, marmellata d’arancia, zucchero di canna, pinoli, uvetta, mandorle a lamelle): poco importa se la sfoglia è di quelle in vendita già pronte per l’uso. E’ un Irrilevante particolare. E, in ogni caso, lo strudel è squisito.