Stamattina, riordinando casa, Lea si è trovata per caso tra le mani vecchie fotografie. Erano rintanate in un cassetto,  pomposamente definito dai ragazzi “cassetto dei documenti”. In realtà, il luogo in cui  viene riposto qualsiasi foglio, fattura, bolletta, ricevuta che richieda un’archiviazione. Una specie di zona franca nella quale i documenti stazionano  (settimane, spesso mesi) in attesa della sistemazione definitiva. Le foto risalgono alla cerimonia di laurea di suo figlio. Ormai gli scatti sono digitali e gli album, pure. Ma in quell’occasione non aveva resistito alla tentazione/desiderio di far stampare le immagini meglio riuscite. Pensava di esporle – dopo aver trovato il portaritratti giusto – accanto ad altre, in salone. Invece sono rimaste, tranquille, nel cassetto dei documenti. Che poi, chissà se il suo ragazzo avrebbe gradito l’iniziativa. Ma da cosa nasce cosa. Lea, abbandonata l’aspirapolvere al suo destino (un angolo della cucina), si lascia tentare dalla nostalgia di rivedere le foto di famiglia. Vecchi volumi foderati di carta sottile o pelle lucida che raccolgono fotografie scattate molti, molti anni fa. Seduta a terra, gli album sparsi sul pavimento, ripassa luoghi, visi, istanti, archiviati ma non per questo dimenticati: riposti, dove e come si conservano i ricordi felici, in un luogo sicuro della memoria.

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