Che peccato!  Ieri Lea, contrariamente al solito, si è addormentata presto. In genere – com’è tipico di chi ha pressione bassa – carbura meglio la sera. La mattina fatica sempre un poco a mettersi  in pista, mentre la sera è lucida e grintosa.  Invece,  proprio questa volta, è crollata. Proprio ieri sera, che suo figlio avrebbe voluto farle una sorpresa: grazie ad un complicato puzzle di coincidenze tra voli e treni,  è tornato a casa verso mezzanotte. Lea s’immagina  la scena persa: stupore, un abbraccio, una spiegazione, una tisana calda da bere insieme. Invece solo stamattina  il borsone nell’ingresso l’ha avvisata dell’arrivo serale.  Il suo ragazzo non l’ha voluta disturbare e si è infilato in camera sua silenziosamente. O forse no, ma in ogni caso Lea non l’ha sentito arrivare. E’ felice comunque dell’improvvisata anche se ora è meglio lasciarlo dormire tranquillo. Ripensa ai giorni – lontani – in cui c’erano i baci della buonanotte (mai le favole,  consuetudine non prevista) e il rimboccare le coperte e il “dormite che è tardi”. Ora i ragazzi sono grandi, quasi grandi. E autonomi, quasi autonomi. Gli preparerà una super colazione. Ovviamente nel frigo manca il latte, non ci sono uova  e i biscotti in dispensa non sono tra i suoi preferiti.  Qual è il problema? Un salto al negozio più vicino e il gioco è fatto.

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