Lo zio Edoardo, Edo per tutti, è l’unico legame con le sue radici. L’unico legame vivente. Ha novantasette anni e Lea lo ama. Piccolo di statura, rotondamente snello, capelli bianchi ben pettinati all’indietro, occhiali con la montatura di metallo, giacca, cravatta e pipa, sempre. Vive solo e pressoché da solo bada a sé. Nel senso che una signora rassetta e sistema ogni giorno il suo piccolo alloggio – un paio d’ore, non di più – ma zio Edo si rifà il letto, carica la lavatrice, cucina, riordina. E’ gentile ed educato, un’altalena di per favore, grazie, sorrisi. E’ sereno, appagato, affettuoso. Vede poco, tanto da usare la lente oltre agli occhiali per decifrare le notizie dell’immancabile quotidiano. E’ aggiornato, moderno di gusti e di pensieri. Una delizia, insomma. Quando lo va a trovare, Lea si sente accolta. Zio Edo trasuda orgoglio nei suoi confronti, felice dei successi professionali e dei figlioli ben cresciuti. Certo, la vorrebbe con un amore accanto, “a farle compagnia”, dice lui. Invece Lea, come zio Edo, vive sola ma ha un mondo affollatissimo e felice attorno. Lo saluta con un abbraccio e un bacio: sa già che, tra pochi minuti, zio Edo la richiamerà con una scusa, ancora per un ciao …