Pioviggina. Poche gocce ma accompagnate da aria fredda e umida. Il traffico in centro è intenso: le auto in coda frenano, avanzano di poco, rifrenano. Ci vogliono mille occhi per guardare ovunque. Ciclista ondeggiante con ombrello, nonno e nipotini indecisi sulle strisce pedonali, portiere aperte all’improvviso da auto in sosta, manovre complicate e tortuose che bloccano la fila. Lea ha addirittura spento l’autoradio per evitare distrazioni. La sua piccola utilitaria è dotata di cambio automatico che in queste situazioni è una vera panacea. Anche in altre, in realtà: non potrebbe davvero più farne a meno. Finalmente un rettilineo sgombro permette un minimo di velocità e le auto filano via veloci, una dietro l’altra. Sfreccia ma coglie con lo sguardo un anziano signore fermo poco oltre il marciapiede col dito pollice alzato. Sì, sta davvero facendo l’autostop. Ha un impermeabile chiaro e un cappellino in testa. Lea non riesce a fermarsi perché la scena le si presenta davanti agli occhi all’improvviso e non ha scelta. Tra l’altro, avesse anche potuto, si sarebbe fermata? Non sa, è perplessa. Per abitudine non carica sconosciuti in automobile, ma quel vecchietto … L’immagine le resta incollata agli occhi per tutta la mattina, insieme ad un vago senso di colpa. Chissà se poi qualcuno si è fermato.

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