I suoi ragazzi sono tornati dal viaggio americano e prima di riprendere la consueta vita, hanno fatto tappa a casa per qualche giorno. Poi, lei tornerà in Toscana, alla scuola orafa, e lui se ne andrà a Roma per verificare un’opportunità di lavoro che potrebbe consentirgli di rientrare “in patria”. Non che a Londra viva male, anzi. Ma Lea ci conta: la capitale non è dietro l’angolo ma è pur sempre in Italia. Il suo essere evoluta e moderna ha spesso cedimenti quando l’ argomento sono i suoi figli. Predica ali attrezzate per volare lontano, più in teoria che in pratica; razionalmente comprende, ma le emozioni percorrono sentieri differenti. La casa in questi giorni è tornata rumorosa e caotica, popolata da voci e musiche e parole. I ragazzi sono calamite per amici e amiche che vanno e vengono, entrano, salutano, bevono, chiacchierano, si sfamano, escono, ritornano, si accomodano, risalutano, abbracciano. Verbi transitivi e non, che si succedono senza soluzione di continuità. Lea ha finto di mantenere gli impegni assunti in precedenza. In realtà, ha cercato di esserci il più possibile, per ossigenarsi di figliolanza. Declinata la proposta di una pizzata finale in un nuovo locale del centro, i ragazzi hanno preferito una cena a casa, loro tre e basta. A chiacchierare, davanti ad una carbonara doc. Lea è felice.