Lea non riesce a prendere sonno. A nulla sono serviti, nell’ordine: una tisana rilassante, una doccia tiepida, venti pagine di libro, cinque minuti sul balcone al fresco, la compilazione meticolosa della lista delle commissioni da sbrigare l’indomani – che si preannuncia molto vicino – qualche maldestro tentativo di testare l’efficacia di tecniche di rilassamento varie. Nulla. Il sonno non arriva. La testa si fa pesante e ingombra di pensieri che sfiorano veloci ogni genere di argomento: figli, lavoro, salute, spese, vacanze, viaggi, l’ultima chiacchierata con un’amica, l’ultimo battibecco con un collega. Si arrende e si alza di nuovo. Comincia a vagare da una stanza all’altra in cerca di … sonno. Da qualche parte si sarà ficcato! L’idea di accendere il televisore la tenta, ma rinuncia. Un analgesico? Non ha mal di testa. Ha solo un incudine che le fa da copricapo. Non è abituata ad assumere farmaci che inducono il sonno e, in ogni caso, non ne possiede. Un’altra doccia, un altro bicchiere d’acqua fresca. Poi si accomoda senza speranza a letto, la testa su tre cuscini impilati. E così, pian piano, sente le palpebre appesantirsi. Domani avrà male al collo, già lo sa, ma non osa muoversi.  Il sonno arriva, finalmente, faticosamente…

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