Dopo sei anni di onorata carriera, la lavatrice si è arresa e ha optato per un meritato riposo. E pazienza; in effetti ha lavorato senza risparmio; si è fatta carico dei rientri settimanali dei figli con zaini al seguito, del bucato quotidiano – poco, ma qualcosa da lavare c’è sempre – e delle recenti, imponenti, pulizie del cambio stagione. Quel che Lea non si spiega è come mai lavastoviglie e microonde abbiano deciso di seguirla a ruota. Che sia scontato che una rottura d’elettrodomestico tiri l’altra, non lo sapeva proprio. Ma così è andata. Stamattina, carta di credito alla mano, si è sottoposta all’inevitabile tour nel grande magazzino alla periferia della città. Ha verificato, controllato, chiesto informazioni, confrontato prezzi e prestazioni e, alla fine, acquistato. Entro un paio di giorni i nuovi arrivi faranno il loro ingresso in famiglia con buona pace di chi ha ceduto loro il posto. Il salasso era inevitabile, la conseguente amarezza anche. Intaccato alla grande il fondo spese d’emergenza –e se non è un’emergenza questa – Lea non ha voluto arrendersi al destino che decide spese e acquisti al posto suo. E tacitando le voci sagge che la scoraggiavano in nome di prudenza e risparmio, si è regalata uno stereo compatto da tenere nello studio. Mentre lavorerà, tradurrà, scriverà, avrà la musica accanto, più accanto del solito. E tra le nuvole di questa autunnale giornata, ha intravisto un guizzo, tipo raggio di sole.

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