I ragazzi sono tornati a casa per un’intera settimana. Lui, per smaltire ferie arretrate: il nuovo lavoro romano non gli ha consentito una pausa estiva. Lei, per un fermo scolastico obbligato: nell’immobile in cui studia, a Firenze, devono essere effettuati improcrastinabili interventi strutturali. I primi giorni insieme sono stati di disorientata allegria. Tante cose da dirsi, da raccontarsi, amici da rivedere, faccende da sistemare. Poi è subentrata una ritrovata piacevole abitudine. I pasti – quasi tutti – consumati insieme, le chiacchiere sul divano o sui reciproci letti, qualche dopo cena trascorso senza allontanarsi dalla cucina da rigovernare. Lea se li è ascoltati, abbracciati, guardati. Li ha inondati di domande da mamma: salute, fidanzamenti e sfidanzamenti, progetti per il futuro. Avesse potuto, si sarebbe catapultata nei loro pensieri. Insieme, si sono concessi una serata al cinema e una gita al lago. Le è parso di averli sempre avuti accanto, i suoi figli, come se gli ultimi anni – che li hanno portati lontano per studio e lavoro – non fossero esistiti. In assoluto però la cosa che più l’ha emozionata è stato vederli confabulare fra loro, discutere, stuzzicarsi a vicenda. Lui, protettivo e saggio; lei, esuberante e allegra. Non sono ancora ripartiti ma Lea sa che la loro mancanza si farà sentire, come sempre, acuta e dolce insieme.