Verso Genova, per lavoro, in treno.  A Lea piace viaggiare in treno anche se, in realtà,  di solito si muove  in auto: è una discreta guidatrice e non disdegna neppure i  lunghi tragitti solitari in compagnia della sua radio del cuore. Il treno però la riporta al periodo universitario e ai primi anni di lavoro, la ricollega a ricordi piacevoli e a giorni spensierati.  In treno si rilassa sempre. Difficilmente legge, a meno che non sia costretta a tuffarsi in complicate relazioni da decodificare o in traduzioni da verificare prima della consegna. In treno pensa, guarda, ascolta. Si appropria – quando può – di qualche frammento del quotidiano  altrui, colto fra una chiacchiera e una telefonata.   E prova ad immaginare il seguito della vita di chi per caso le siede accanto: avrà fatto pace con la sua ragazza? Suo marito si sarà ricordato di recuperare il cane dal veterinario? La nuora le avrà portato in visita i nipotini, finalmente?  Un gioco innocente, affacciata alla finestra del mondo di altri. Perché al suo, quando è in treno, non pensa. Gode di quelle ore sospese nel  nulla, in uno spazio indefinito che corre tra un prato e una fabbrica, tra una fila di villette allineate composte  e i rumori e i colori delle stazioni ferroviarie di passaggio ….

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