Gli elenchi sono una grande comodità e, forse, una moda: possono diventare un’abitudine irrinunciabile, quasi una dipendenza. Lea è un’attiva compilatrice di elenchi. Ha un piccolo quaderno, in borsa, da estrarre all’occorrenza e utilizzare; in questo modo inganna le attese, colma i tempi morti. A casa, invece, usa fogli qualunque – spesso colorati, che sono più belli – e li semina un po’ dappertutto. L’elenco per la spesa è scontato, quello per i regali natalizi pure; fondamentali gli elenchi prima di un viaggio, per non scordare nulla in valigia; utilissimi quelli per le scadenze imminenti, da tenere sott’occhio, riepilogo degli appunti in agenda. Esistono poi gli elenchi più originali, più creativi e appaganti: quello dei desideri – libri, dischi, oggetti – e quello degli amici da ricontattare. L’elenco delle urgenze – inquietante – ha un peso specifico che va oltre la carta su cui è scritto. E il godimento maggiore, che si affianca e spesso supera quello della compilazione, è il momento della spunta: quel baffo, quella cancellatura che significano fatto, avuto, comprato, eseguito. Attenta a non farla diventare una mania, Lea ai suoi elenchi non rinuncia. Le fanno compagnia, le permettono di sentirsi vigile, al sicuro. Strizzano l’occhio all’ansia e la frantumano.

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