“E’ una di quelle parole, la libertà, che frequentiamo di più. E’ il nostro sogno più grande. Da piccolo non vedi l’ora di crescere per non dipendere più dalla volontà di qualcun altro. Una volta che sei cresciuto, ti arrabatti per difenderti da tutti quelli intorno a te che vogliono in qualche modo limitarla, questa tua libertà. E dunque fai politica per la libertà, combatti sul posto di lavoro per i tuoi diritti, cerchi di mantenere autonomia nell’ambiente familiare. Perché sono proprio i rapporti familiari quelli che vincolano di più, che maggiormente restringono il cerchio d’autonomia personale. Ma quando c’è l’amore, la rinuncia ad una fetta della propria libertà, non si avverte come un peso impossibile. Quando esiste conflitto, invece, pensiamo sempre che siano gli altri a sottrarci la libertà di cui abbiamo bisogno. Sono cose risapute, queste, che ci diciamo tutti quanti. Invece non pensiamo mai ad un’altra faccia di questa libertà. La libertà da noi stessi. Sì, noi siamo schiavi di noi stessi. Delle nostre emozioni distruttive. La rabbia, il rancore, il desiderio sfrenato, l’illusione ostinata sono altrettanti anelli della catena che ci rende prigionieri. Di noi stessi. Libertà, certo. E’ un diritto e un dovere. Ma aspettarsela dagli altri è una chimera. La prima, vera libertà è quella da noi stessi, dalle emozioni che ci travolgono e ci inducono a comportamenti sbagliati. Imparare a tenere sotto controllo queste emozioni può essere un primo passo verso la libertà vera.”

tratto da “Lo sguardo di Eva” di Piergiorgia Oderda

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