Questo vento la innervosisce. Lea si è sempre chiesta come sia possibile amare il freddo e il vento. E’ una donna estiva, alla perenne ricerca di sole e di caldo. Che poi, il caldo, non è così difficile da gestire: una bibita fresca, una finestra aperta, un po’ d’ombra e di verde.  La stagione fredda invece la incupisce e non solo per il cielo coperto e la pioggia e la neve e la poca luce. La gola da proteggere, le mani che gelano, i piedi da tenere al caldo, il capo coperto. E poi il vento, quel vento che le scompiglia i capelli e la vita in malo modo, che la rende fragile, vulnerabile, esposta, proprio non lo sopporta. E’ invisibile ma rumoroso, imprevedibile. Lea non riesce ad abbandonarsi al vento. Si ritrae, cerca protezione, riparo. Il vento le impedisce respiri profondi e rigeneranti, le costringe lo sguardo a terra, la strapazza, come una ramanzina non meritata. Oggi deve uscire comunque, ha un impegno che non può e non vuole disdire. Ha un appuntamento con un’amica che vive fuori città. Non vede l’ora di incontrarla. Peccato il vento, peccato.

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