Lipa, il fuoco ha incendiato la neve.
Sfilano, formiche silenziose,
davanti all’unico pasto caldo di giornata,
mantelli e sciarpe che non proteggono
da freddo e disperazione.
Ai piedi, ciabatte di gomma colorata.
Solo gli scheletri di letti arrugginiti
urlano fra i resti dei tendoni da campo
e accolgono le loro fughe vane
respinte da manganelli e pistole.
Lipa, rifugio senza speranza e senza voce.
Bevono acqua che non si beve,
alzano gli occhi al cielo, ringhiano muti,
hanno schiene trafitte, mani sfinite.
Nel mondo, sguardi foschi e ignavi
li accompagnano
come metallica catena sospesa.